“Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto”, tratto dal Vangelo di Giovanni (Gv 15, 5-9), è il tema su cui stanno riflettendo le Chiese e le confessioni cristiane in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio 2021). Tre gli appuntamenti organizzati quest’anno per meditare e pregare sui diversi spunti suggeriti dai versetti del noto brano della vite e dei tralci dell’evangelista Giovanni. Il primo appuntamento si è svolto online lunedì 18 gennaio, vista la situazione dell’emergenza sanitaria. All’incontro ecumenico, incentrato sul tema della Settimana, hanno partecipato l’Arcivescovo Angelo Spina, il direttore dell’Ufficio diocesano ecumenico don Valter Pierini, padre Ionel Barbarasa della Chiesa Ortodossa Romena, i pastori avventisti Gionatan Breci e Michele Abiusi, la predicatrice della Chiesa Metodista Greetje Van der Veer.
Durante la sua riflessione, l’Arcivescovo Angelo Spina ha detto: «Ringraziamo insieme il Signore Gesù che ci dona la sua parola. Invita tutti noi a rimanere nel suo amore, Lui è la vite, noi i tralci. Il tema della vite, della vigna è un tema ricorrente nella Bibbia e nell’esperienza del popolo d’Israele. La vigna, il bene più prezioso per il contadino israelita, è un’immagine eloquente di benessere e prosperità. Sfuggito al diluvio, Noè inaugura l’inizio di una nuova era piantando una vigna (Gn 9,20). È la pianta da cui si trae “il vino, che rallegra il cuore dell’uomo” (Sal 104,15). Proprio la vite era diventata l’immagine del popolo di Israele, della comunità del Signore: vite scelta, strappata all’Egitto e trapiantata (cf. Sal 80,9-12), coltivata con cura e amore dal Signore, che da essa attende frutti (cf. Is 5,4). Gesù, rivelando di essere lui la vite vera – come Geremia proclama di Israele: “Ti ho piantato come vite vera (Ger 2,21) – si definisce l’Israele autentico, piantato da Dio, dunque pretende di rappresentare tutto il suo popolo.
È Lui la vera vite del Padre, è Lui il nuovo Israele. Il Figlio realizza nella propria persona ciò che la figura voleva significare. È la vera vite, l’unica in grado di manifestare pienamente la gloria di Dio e di produrre finalmente i frutti sperati. In Gesù il dono di Dio e la risposta dell’uomo si congiungono e trovano il loro compimento. Da qui l’invito e il richiamo pressante ai discepoli a rimanere in Lui. Come i tralci devono rimanere attaccati alla vite per nutrirsi e crescere, così i discepoli devono mantenere questo legame essenziale e vitale con Gesù. Al di fuori di questo legame non c’è possibilità di vita, il tralcio muore e si secca. Per sua struttura naturale la vite è un tutt’uno vivente, le cui parti sono interdipendenti e inseparabili. Così è anche il legame dei credenti con il Figlio. Il fine è portare frutto per glorificare il Padre. Il portare frutto è condizionato alla reciproca inabitazione del Figlio e dei discepoli. I discepoli sono invitati a rimanere in Gesù, ma Gesù promette di rimanere nei discepoli se i discepoli faranno memoria e custodiranno la sua parola. In questo tempo di pandemia siamo tutti invitati a prenderci cura gli uni degli altri, a prenderci cura dei più poveri e disagiati, a dare speranza. È dai frutti che si riconosce l’albero, ha detto Gesù. Lui ci tenga stretti a sé perché possiamo portare frutti abbondanti di unità e di carità».
Il prossimo appuntamento sarà mercoledì 20 gennaio: dalle 19.30 alle 21 ci sarà l’incontro ecumenico giovanile promosso dal seminario regionale. Saranno presenti i rappresentanti delle varie chiese cristiane e anche questo incontro potrà essere seguito online. Infine venerdì 22 gennaio, alle ore 21, è previsto un dibattito online sul tema “Dal dialogo tra le religioni nasce la pace: racconti, cammini, esperienze”, con la partecipazione dei teologi Piero Stefani e Brunetto Salvarani, organizzato dal Gruppo Interconfessionale in Dialogo e dalla Caritas diocesana.
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